sabato 27 luglio 2013
Adios rios, adios fontes.
L'ultimo concerto mi ero trovato davanti ad una platea immensa, in Galizia, la mia casa. Non c'erano ancora tutti quei morti sulla via di Santiago e alla mattina ero stato sul lato roccioso di Pontevedra, esattamente nel punto in cui inizia quel golfo a forma di goccia dove l'acqua è colore del niente. Avevo nuotato per ore ed ero così immerso nell'osservare quel fondale casalingo che sapeva di infanzia, che aveva l'odore dei miei padri e quasi profumava dello stesso prezzemolo con cui le madri sporcavano i grembiuli da cucina. Così che non mi ero reso conto di essere giù nel fondo da troppo ed ebbi un'allucinazione. L'orecchio iniziò a fare un fischio di treno e da dietro lo scoglio mi ha travolto un convoglio viaggiatori alta velocità che prendeva la curva oltre la roccia marina, incurante del fatto che sott'acqua l'attrito provoca ritardi. Dall'altro lato l'occhio destro vedeva un grande cane rosso abbaiarmi e venirmi incontro. Superai lo spazio dell'acqua guardando attraverso di esso il sole del mattino all'alba. Mi ci volle un po' per riprendermi una volta tornato a riva. La testa girava e i polmoni non ne volevano sapere di quell'aria così crudele del mondo. E oggi mi sono seduto davanti ad una massa di persone con i capelli bianchi e le rughe bruciate dal sole che parlavano solo dialetto italiano e non sapevano nulla di me, da dove venissi, chi fossi, perché cantassi. Ad un certo punto un signore alla destra del piccolo palco russava a ritmo di saudade. E mi hanno detto che quel gruppo di vecchi era il solo rimasto nel borgo perché nello stesso momento c'era alla marina del paese una festa, la festa americana, come la chiamano tutti, una serata in cui si mangiano hot dog, vedi Elvis e Marylin vagare per i ristoranti, Tina Turner canta da un vecchio palco sbiadito dal sole e sono tutti vestititi come deficienti usciti da Grease, eppure nessuno sa che il figlio di Jhon Travolta è morto di overdose a 14 anni lo scorso maggio. Mentre io sono qui ad allietare il sonno di una decina di vecchi che a un certo punto mi fermano timidamente, si avvicinano a me e mi chiedono: scusa ce la canti una canzone di Claudio Villa?
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