martedì 21 febbraio 2012

M_R_E

Si era addormentato alle 22.46 in punto. Aveva sforato di 16 minuti le sue abitudini serali, intrattenuto per qualche tempo dalle discussioni dei vicini, un uomo e una donna di mezza età in procinto di litigare a causa della badante del di lei padre, di nazionalità ucraina, la quale, a detta della di lui moglie, aveva incoraggiato gli sguardi del marito sulle sue beltà, evidentemente troppo esposte secondo il costume noto a tutti gli ucraini. Quelle chiacchiere vuote e perdute lo avevano distratto dal sonno costringendolo ad interrompere l'ultima riga del cruciverba crittografato, il cui termine non poté che rimandare al giorno seguente. 
Aveva sognato luoghi della sua infanzia, una cascina dove erano soliti andare quando lui era piccolo, condotto nella mano dal nonno. Sognò l'ultima in cui ci andarono, quella in cui la qualità della trippa con i fagioli non aveva soddisfatto la nonna che aveva aperto infinite polemiche con la tenutaria dell'agriturismo e dopo lunghi battibecchi si erano alzati tutti dal tavolo lasciando ad eco dietro di loro le ultime critiche terminanti in un 'non torneremo mai più'. Sognò quei momenti ed il rientro nella loro casa, una carta da regalo lasciato sul tavolo, strappata con su una frase ' tanti auguri e un pensiero di tristezza'. Parole che nel sogno aveva letto al fianco di altre frasi che non riusciva a decodificare. Sapeva chi aveva scritto quelle parole ma al suo risveglio, se ne era già dimenticato. 
Quello fu il suo pensiero fisso mentre indossava la vestaglia, mentre si lavava i denti, mentre infilava il cappotto..Ma. Ma mentre cercava di leggere quelle lettere oniriche sbiadite dal risveglio, qualcosa attirò la sua attenzione. Non voci, no. Il silenzio che c'era fuori, piuttosto lo condusse a sbirciare oltre le tende della finestra. 
Ecco, una fila di persone, mute, in un silenzio imbarazzante, erano tutti riversati in strada in uno strano ordine, simile a quello di un plotone di esecuzione. Erano lì, donne, uomini, sotto una pioggia battente, immobili nella strada, più di quaranta o forse anche molti molti di più. Pensò: ecco che la vicina ha ucciso la badante! Addio tranquillità. Prese il suo ombrello e varcò la porta, curioso di sapere come avrebbe indagato su questa brutta storia a barista, quali pettegolezzi avrebbe messo in campo. 
Uscito dal portone quella massa informe di persone mute lo travolse, tutti gli si fecero in contro, tutti con blocchetti da firmare. Pensò: assegni? Perché dovrei firmare assegni io? Chi voleva fargli delle foto, chi delle interviste. Lo stavano aspettando. Ma chi erano, cosa volevano da lui? Riprese di corsa il portone, lo sbarrò dietro di lui, si precipitò su per le scale, entrò nel suo appartamento, corse in camera sua e si vide. Era lì, non se ne era mai allontanato. Vide se stesso attraverso lo specchio, si vide sul letto con il cruciverba in mano, la matita scivolata a terra, spuntata, le ultime righe completate. 
Orizzontale- 12. Prima o poi arriva sempre. Cinque lettere.

sabato 18 febbraio 2012

Mi è caduto un piede. Quest'oggi.
Non c'è stato verso di cercarlo per la neve ai lati delle strade.
Leggendo di chirurgia interna ho scoperto la deprivazione sensoriale.
Non è una malattia, cari medici plurilaureati.
Vi assicuro che io non ricordo di essermi ammalata.
Il signore della copisteria mi ha parlato della bibbia.
E adesso ho appena perso il labbro inferiore.
Si era impigliato nell'anta dell'armadio.
L'ho lasciato andare.
Non si può tenere se si è perso.