lunedì 25 febbraio 2013

RSTUVZ

Riabborbito
Svanire
(nella) Terra.

Una volta Vorrei
Zeta

lunedì 18 febbraio 2013

Non ricordo con precisione il momento esatto in cui abbiamo deciso di trasferirci a Lisboa per condurre questa doppia vita senza senso. Non sono neanche così certa che l'idea sia venuta da me. Deve essere stato un istante lentissimo di cui non si possono ricostruire le dinamiche e che è oramai irrimediabilmente perduto. 
C'è da dire, però, che ricordo bene quando davanti ad un caffè di Rimini abbiamo stretto il compromesso: la settimana lavorativa in Italia e il far nulla sul Tago. Aerei prenotati con questa scadenza da qui a un anno. Forse può sembrare strano ma vi assircuro che non è molto diverso di qualsiasi vita divisa tra la casa ed il lavoro. 
Quando sono qui da sola, poi, come oggi che mi ha preso l'influenza al Rossio, ecco che riesco a lavorare meglio, con questo silenzio così portoghese che pare canti anche da zitto, in una casa che non ci vive nessuno, odora di pipì di gatto, ma risplende di azulejos.
Non lo avevo mai fatto, di venire qui e pulire. Insomma il patto era che qui non si deve far nulla, lasciare tutto fuori e contemplare, come gli eremiti, noi siamo venuti in esilio a Lisboa. Poi oggi complice la malattia, i microbi bronchiali e l'assistenza medica così vaga...ho deciso di farlo. Si ora è tutto pulito, ma non mi sento felice. Come se avessi lavato un pezzetto qualsiasi di mondo destinato a tornare nella melma, come se avessi solo tentato di rallentare lo scrorrere del tempo, qui dove il tempo non c'è. Sono persino andata fino al frigorifero aprendolo alla ricerca di un po' d'acqua, dimenticando di averlo accuratamente adibito ad armadio nei mesi scorsi. Così per prender tempo e non sfigurare davanti a me stessa ho preso un paio di calzini dal vano verdure e li ho calzati con non curanza. 


Dannati


Non dire stronzate, ti ho visto benissimo che tiravi la coca nel retro della caserma della polizia. Avevi promesso di non farlo, in onore degli arancini che mangiava tuo padre mentre perdeva quella partita, quella che lo ha lasciato senza sangue, che ti ha lasciato una vita. E continui a spiare la trapunta di stelle del tuo copriletto credendo sia un cielo. La finestra sopra il tetto si apriva solo dal di fuori e dio non ha braccia per lasciarti sul davanzale i fiori. La storia passerà, cancellando i tuoi errori, nei sulla pelle e buchi dentro e fuori. Starai su un prato grande, per chi ha sbagliato tutto, dormirai pesante, vino rosso e qualche rutto. Ma non venirmi a dire che sai promettere in eterno, che poi sennò ci rivediamo insieme, giù all’inferno.

venerdì 15 febbraio 2013

Un giorno poi è accaduto, doveva pur accadere.

Così capita che loro si guardano, si capiscono senza parlare.

E una parte di me è qui attonita, silenziosa,  a guardare.

martedì 12 febbraio 2013

Incongruenze

Al civico sette deve andare, lì trova qualcuno che cammina sul soffitto. Sono bravi e le aggiustano i guasti, ogni tipo di guasto, pensi che a me hanno persino restituito un dente, ma non era quello del giudizio. Poi il condominio è tranquillo, deve pensare che quando nevica si vede anche il sole che scioglie le cose. Ma lei...ah si? Viene da così lontano...allora stia tranquilla, qui si troverà benissimo. Arriva la polvere delle stelle quando quel grande foro lassù è tondo. Mila, la cagna del portiere, si è persa mentre inseguiva la via lattea. Deve sapere, signora, che ci sono regole che fuori non esistono, pensi che se nevica si pulisce tutto, le scale splendono, profumano di sambuco, e la notte se non riesce a dormire può chiacchierare con il signor Vanti che lui non dorme mai, è un dato da non sottovalutare, soprattutto per me e Renato che soffriamo di insonnia.
Capita qualche imprevisto, a volte. Un esempio? Vediamo...tempo fa un signore in smoking mi bussò alla porta e mi venne a dire che io abitavo a casa sua, che dovevo andare via perché lui aveva sempre abitato nel mio appartamento e non riteneva corretto questo approriamento indebito. Certo la convivenza è durata poco, poi lo sono venuti a prendere con l'autoambulanza. Ma mi dicono che stia bene e che va per funghi tutte le domeniche, vive a Rimini lui.
 In ogni caso se ha bisogno di qualcosa basta citofonare: vede quel campanello, quello in fondo alla strada? Lei va li, suona e chiede di Ugo. Vedrà che basterà un ciuffo d'erba verde come il grano, in un pugno di mano. Poi non deve avere false aspettative, m'intenda! Ugo è uno che pesca nei tombini e tira via certi lucci di mare da non credere! Va giù anche lui con la pioggia, tutto viene via con la pioggia. Tranne quel buco, quel foro tondo e grande lì in alto, lo vede? Lo vede quanto è grande? Non c'è verso di riempirlo, nemmeno a colpi di cannone, e pure quando ci mettiamo la sera a giocare a freccette, a vedere chi lo becca per prima....non c'è verso di colpirlo! Vede sono anni che andiamo avanti ma nessuno ha mai colto nel segno, è un bersaglio difficile quello sa? Si si intendo quel buco grande dentro il cielo! Com'è che lo chiamate voi? Luna? Strana lingua la vostra....