martedì 31 gennaio 2012

Caro signor Giuliano Ferrara, a parte il fatto che se volevo sentirmi la sua predica me ne andavo in chiesa, anzi, ora persino in Chiesa la domenica le omelie recitate sono più ricche di spirito critico del suo. Dicevo a parte questo e il fatto che non capisco perché il canone Rai dobbiamo pagarlo per sentire un faccione come il suo che non ha fantasia nei giudizi. A parte, dunque, ma mi può spiegare quand'è che le è accaduto questo dramma immenso. Capisco che per un uomo rimanere incinto deve essere stato un trauma e posso immaginare che deve essere stato altrettanto difficile scoprire di aver avuto un aborto, ma mi spiega perché da allora, da quel santo natale in cui il cibo le ha ottenebrato gli ultimi due neuroni rimpinzandoli di pandoro, da quel santo natale in cui il il timballo e l'arrosto di maiale l'hanno illuso di avere un'insolita ovulazione, per giunta fecondata, da quel santo natale in cui dopo la digestione si è reso conto di aver perso la sua progenie dopo la prima emissione di feci della giornata, bene da quel santo natale mi spiega perché deve convincere il mondo e gli universi limitrofi ad avere figli. L'Italia è un paese vecchio, è vero, ma da qui a pregare Celentano in diretta tv, prima serata su Rai uno di donare il suo caché in beneficenza per i bambini MAI NATI...insomma sincermente mi sembra un pò troppo.
Con tutto rispetto per la colite natalizia, sia chiaro questo, caro signor Ferrara.

lunedì 23 gennaio 2012

Vita di una volta

Ci andavo tutte le mattine, a cogliere l'ulivo. E li ginocchi me li sono arrovinati così. Che li puntavo forte contro i piedi della scala per non cadere. Quegli alberi erano vecchi ma alti e io sempre una femmina restavo, con tutta la forza del corpo mi ci appoggiavo alla scala. Quando ci stava il sole la sera bruciava la pelle, ma era meglio dell'acqua. Meglio delle secchiate che il padre eterno mi buttava addosso quando era malo tempo. Mica ci pensavo a quanto mi sarebbe doluta la vecchiaia, con tutto quel sudore dalle mani. Quintali di sacchette di ulivo. Le trascinavo sulla schiena, una sacchetta alla volta, dalla masseria alla strada nuova. Che ci avevano fatto una strada vicino agli ulivi e mi ero abituata a salirle da quel lato le sacchette, così quando Eduardo mi veniva a prendere doveva solo caricare e via, a casa. Non me lo scordo mai mai quando fecero la via nuova. Che mi era venuta in mente questa strategia per caricare le sacchette che si faceva presto. Ma la prima volta. La prima volta è stata un guaio.
Pioveva, avevo le ossa mbusse d'acqua. Le avevo già portate tutte sulla strada, le sacche. E stavo li ad aspettare Eduardo, mio marito, che dopo il lavoro mi veniva a prendere. Fradicia stavo. Seduta sopra un sacco, e intanto per riscaldarmi e non pensare avevo iniziato a ricapare le frusce dell'ulivo, quelle da mettere sott'olio, da curare e regalare a natale. Non c'era verso di farlo arrivare Eduardo quella volta. Ormai si era fatto scuro scuro il cielo. Guardavo guardavo la strada ma non c'era verso di farlo arrivare. Non si vedeva ed era tardi, don Antonio aveva già suonato la messa delle sei e mezza. Cominciavo a pensare alla cena, che era tardi, che i bambini mi tornavano dalla scuola e io ancora là, bagnata. A quello che avrebbero pensato in paese vedendomi tornare a piedi, così zuppa.
Non c'era verso. Ma mi doveva sentire, appena sarebbe arrivato, vedi quante glie ne avrei dette a mio marito. Sempre se non era successo qualcosa, con questa pioggia, e queste strade tutte messe male di fango quando è malo tempo. Che fare?
Poi mi sò sentita chiamare:- Marì, Marì, Marì, dove sei!
Mi sembrava che me lo facevano gli occhi, come dei fantasmi, da lontano, in mezzo alla terra, mi parevano come dei fantasmi che mi chiamavano, con delle candele in mano, nello scuro: Marì!
Subito ho preso il rosario in mano, ho cominciato a pregare fino a quando una mano da dietro mi ha dato un colpo alla testa: - Marì ma che cazz sti fà! Mi ero creduto che t'eri morta sotto l'ulivo. E tu stai qua a pregà i morti co sta pioggia. Ma che cazz sti fà qua sopra la via nuova?
Eduardo non mi aveva vista al solito posto e aveva chiamato Agiolina e Giustino. Erano scesi tutti sotto la pioggia a cercarmi, credendomi morta caduta da un ulivo.
E io mi ero figurata i morti miei che mi erano venuti a prendere sulla via nuova.
In macchina Eduardo non mi ha detto una parola ma mi avrebbe voluta fare più nera di quel cielo che pioveva, lo so. Che le idee delle femmine sono sempre sventurate.
Non mi ha parlato per due giorni, la volta della strada nuova è stata quella.
E chi se la scorda quella vita.

mercoledì 18 gennaio 2012

L'ultima parola

Caro Arturo,
ti scrivo ora dopo una mattinata trascorsa a fissare i tuoi calzini che si asciugavano sulla stufa a gas che ti ucciderà a breve.
Calcolando una temperatura di 40 gradi centigradi a quale velocità si stanno asciugando? Non riesco a calcolarlo. The are variables that i can't understand. Sai non credevo di dover essere io ad avere l'ultima parola. Ho sempre creduto che spettasse a te aggiustare le cose, fare i giusti saluti, trattare le persone con la giusta ipocrisia. Nella speranza che tu avresti rattoppatto le mie falle, così ho vissuto ammettendo con chiarezza di non aver mai fatto un caffè prima di essere assunto in un bar. Qualcuno mi disse che così ti avrei fatto molto, molto male. Ma tu dovresti conoscermi meglio di chiunque altro e dovresti sapere che in fondo ci sono alcune cose di noi che se le ignoriamo ci portano alla morte.
Forse è anche per questo che mi sono preso la mia piccola rivincita scrivendoti queste parole che tu non potrai mai leggere. Quando il primo soccorritore arriverà qui le tue papille gustative saranno già state compromesse da un'ustione di sesto grado. La mia speranza è che manterranno il sapore dell'in-co-scienza. Perché tu in fondo sei sempre stato incosciente, sei sempre stato lì, mio caro Arturo, seduto a voltarmi le spalle, pronto a rimediare ai miei passi, alle cadute che dietro quelle spalle accadevano, irrimediabilmente. Così ti troverai delle scarpe rotte, un vestito sgualcito! Vedi Arturo se io ti faccio questo è perché non puoi aiutarmi. 
Il futuro non può chiudere gli occhi sul passato.
The future can't help the past.
Do you know, Athur?
Mi guardavi mentre stiravo i tuoi calzini. Parlavo con dio in quel momento. Gli ho parlato e sai cosa mi ha risposto Arturo?
Nulla. Nothing. 
Ma l'ho sentito ridere. Di me sai? Per questo devo ucciderti. Perché lui non rida più di te.
Anymore.
Buona fortuna Arturo mio.
Non ho mai posseduto nessuno tranne te.

Arthur

14:23 a.m. Lo hanno trovato morto. Il portiere ha suonato quattro volte il citofono prima di chiamare i soccorsi. Pare avesse scritto una lettera. L'ha spedita con posta celere. Il postino è stato il primo ad accorgersi che il mittente era il destinatario.