martedì 30 luglio 2013

Carmela

Carmela me la ricordo che tutti quando le vedevano dicevano che lei era quella che buttava i secchi di piscio dalla finestra fino alla via nuova, quella che diceva di essere una strega, e che forse lo era davvero, e che guariva tutti i malocchi, i mal di testa e faceva pure rimanere incinta chi non ci riusciva e aveva persino preso il treno fino a milano per fare una cura generativa all'avanguardia ma niente, poi quando Carmela le toccava la pancia in un modo tutto suo ecco che quella restava gravida.
Carmela me la ricordo che diceva che lei era la figlia del mare nostro, e che quando aveva le sue cose diceva di avere l'alta marea e poi l'alta marea c'era davvero e i bagnanti al mare ci potevano andare ma non fino a riva, era quella che prendeva un giorno il sole e già era nera, che aveva un'età che sembrava sempre la stessa e pure quando è morta mica si è capito dove è andata a morire e se poi è morta davvero, un giorno non è più tornata nella sua casa e allora si è pensato che dopo venti anni di assenza si poteva pure mettere una piccola lapide al cimitero che la ricordava.
Carmela me la ricordo che quando ci avevo la benda sull'occhio mi diceva che gli facevo simpatia che sembravo la figlia del pirata gambadilegno e lei più o meno diceva che mi aveva imparata a nuotare e che avevo buone doti per diventare una strega come lei, ma poi ho scoperto che lo diceva a tutte le bambine del vicinato e un pochino l'offesa mi era scesa sulle guance e lei lo aveva capito e mi aveva insegnato a capire le onde. 
Carmela me la ricordo sul suo scoglio, nel golfo quello che si chiamava il golfo degli storpi che ci andavano quelli tutti storti, me la ricordo che quando usciva dall'acqua il mare la richiamava e l'onda arrivava di colpo proprio dove lei s'era piazzata ad asciugare, come a dire che doveva tornare a casa, nell'acqua e il vento pure si calmava quando arrivava lei alla spiaggia, con il suo corpo senza seno che pareva un tronco bruciato dal sole, solo la pancia aveva perché il vino glie l'aveva fatta crescere.
Carmela me la ricordo che anche se aveva preso le terza elementare lei diceva di essere istruita e pure mio padre diceva che era vero, non era una bugia, sapeva la storia lei, quella dei romani e diceva che noi dell'Europa siamo tutti riflessivi perché ci abbiamo il mare chiuso, il mare con i confini non può che essere un mare che fa riflettere e lei poi in ogni momento del giorno diceva che stava lì a riflettere che una volta mia nonna le ha chiesto:- Carmelì è una vita che rifletti...ma per curiosità, a che conclusione sei arrivata? Però anche se Carmela me la ricordo, quella volta non me lo ricordo cosa ha risposto.
Carmela me la ricordo certo che viveva con l'assegno di invalidità per via della poliomelite che aveva avuto da piccola e a guarirla era stato padre pio, ma prima che diventasse pio, e stava sempre senza fare niente Carmela, o sullo scoglio suo, dove ci arrivava a piedi tutte le mattine prima del sole dal borgo vecchio, o sulla sedia di paglia davanti casa, eppure urlava a chi passava: Corri corri, chi fa prima, fa due volte!
Carmela poi non me la ricordo l'ultima volta che l'ho vista che mi sembra di vederla ancora che mi fa il malocchio con l'olio e l'acqua e mi dice:- Citila bella il tempo bello arriva se lo sai aspettare, gli gabbiani, loro lo sanno annunciare. Che poi quando mia nonna è morta e una volta mi è venuta in sogno, mia nonna, e mi ha detto: - Nonnò nun sarà malotempo l'anno che vvè! e poi l'anno era stato buono sul serio e la zampetta di Carmela forse c'era stata che lei mi mandava sempre i sogni quando ero bambina così io mo aspetto che mi ritorna qualcuno nei sogni a dirmi almeno quand'è che finisce la pioggia o anche solo se finisce, anche se c'è il sole che il malotempo non si misura con le condizioni del cielo, diceva.

domenica 28 luglio 2013

Nello spazio dell'acqua


Scivola lentamente, pianissimo il sole dal confine del mare. Scivola fuori di rosa poi giallo, bianco forte per violentare. In fondo all'acqua, sul letto di sabbia più basso, bagnato freddo di notte, dal buio del sale marino annacquato e segreto, fiorito, si vede il cielo. Si vede attraverso l'umida massa di adriatico, pare una lente verdazzurra, dal fondo del mare che ti fa vedere il sole lentamente, piano, pianissimo spuntare. Ti avvolge sereno, fresco, scivola in ogni piega del corpo, del cuore, riempie le viscere d'acqua, ogni curva ti colma, ti colma di vita, ti genera figli nel ventre, salati, che bruciano, è un uomo il mio mare, da cui voglio lasciarmi cullare. Lo sento il respiro, suo, dal fondo si sente che sale un soffio di vita che prende ogni cosa. Immersa, è un abbraccio totale, una stretta completa. Bere il suo sospiro di acqua, berlo nell'anima, riempirmene i fianchi, le membra, colmarmi di sale, berlo nel cuore il mare. 
L'acqua leggera, pesante, per ogni svolta della carne, come un scivolo, giù, scivolasse come doccia di miseria, fino alla pancia, vertiginosa discesa della schiena. Immersa pregare chiedere all'acqua di entrare, vene occhi, allagare. E intanto osservare quei mondi tranquilli che stanno, sul fondo, rocce di anime antiche, galassie di esseri muti, che scivolano via al nostro passo di nuoto. Fiori, pescetti nascosti, ricci, uova, vite allevate dal mare. Autostrade di voci perdute, occhi di vecchi sepolti, mani piantate sul fondo di sabbia, piedi scontenti, felici. 
Pregare, riempimi, riempimi il cuore, cancellami gli occhi, le unghie, le spalle, assorbimi e fammi cadere sul fondo pianissimo, lentamente, scivolando sotto l'ombra del sole nello spazio dell'acqua. 
Troveranno un pensiero tra millenni, fermo stagnante nel lago dell'ombelico, unico aborto del tempo, naufrago, vivo con me morta all'ancoraggio. Tu, rimarrai a veleggiare negli anni. Galleggerai sereno, verrai salvato, salperai all'alba di un mattino nero. La mia terra  allora sbriciolerà, sgretolata nello spazio dell'acqua. Nella morte mi accorgerò dell'assenza tua, silenziosa, il sonno mi tremerà un poco, un'estrema goccia di pena scivolerà dai vetri degli occhi, spossati di morte. 
Dormirai lontano anche tu, perduto nel mondo, disperso. 
Ma ora sono io che mi perdo, non vedo più il fondo, mi prende quell'acqua, non so dov'è il golfo, ho superato le rocce, sto scendendo i ricordi, annullando i miei nomi, allagando futuri.

Scivolando mi hanno afferrata per il piede sinistro, atterrata di nuovo, spiaggiata, respirata, fatta animare, io, ormai vegetale. E ancora una volta la vita mi hanno voluto ridare, i soccorsi, le ambulanze, i lettini, ossigeno e flebo di sali. Mentre il mio animo è sotto al fondale, si fa dolce e si lascia cullare.

sabato 27 luglio 2013

Adios rios, adios fontes.

L'ultimo concerto mi ero trovato davanti ad una platea immensa, in Galizia, la mia casa. Non c'erano ancora tutti quei morti sulla via di Santiago e alla mattina ero stato sul lato roccioso di Pontevedra, esattamente nel punto in cui inizia quel golfo a forma di goccia dove l'acqua è colore del niente. Avevo nuotato per ore ed ero così immerso nell'osservare quel fondale casalingo che sapeva di infanzia, che aveva l'odore dei miei padri e quasi profumava dello stesso prezzemolo con cui le madri sporcavano i grembiuli da cucina. Così che non mi ero reso conto di essere giù nel fondo da troppo ed ebbi un'allucinazione. L'orecchio iniziò a fare un fischio di treno e da dietro lo scoglio mi ha travolto un convoglio viaggiatori alta velocità che prendeva la curva oltre la roccia marina, incurante del fatto che sott'acqua l'attrito provoca ritardi. Dall'altro lato l'occhio destro vedeva un grande cane rosso abbaiarmi e venirmi incontro. Superai lo spazio dell'acqua guardando attraverso di esso il sole del mattino all'alba. Mi ci volle un po' per riprendermi una volta tornato a riva. La testa girava e i polmoni non ne volevano sapere di quell'aria così crudele del mondo. E oggi mi sono seduto davanti ad una massa di persone con i capelli bianchi e le rughe bruciate dal sole che parlavano solo dialetto italiano e non sapevano nulla di me, da dove venissi, chi fossi, perché cantassi. Ad un certo punto un signore alla destra del piccolo palco russava a ritmo di saudade. E mi hanno detto che quel gruppo di vecchi era il solo rimasto nel borgo perché nello stesso momento c'era alla marina del paese una festa, la festa americana, come la chiamano tutti, una serata in cui si mangiano hot dog, vedi Elvis e Marylin vagare per i ristoranti, Tina Turner canta da un vecchio palco sbiadito dal sole e sono tutti vestititi come deficienti usciti da Grease, eppure nessuno sa che il figlio di Jhon Travolta è morto di overdose a 14 anni lo scorso maggio. Mentre io sono qui ad allietare il sonno di una decina di vecchi che a un certo punto mi fermano timidamente, si avvicinano a me e mi chiedono: scusa ce la canti una canzone di Claudio Villa?

venerdì 26 luglio 2013

Corale dei vecchi

Ti mmend a me. Ca s rved. Call, la fij, call call, la citl de lu mastr. Mastr Eduard, scine ti sting a dicc ca scin, la citl d Marij de lu Casal.

Ascoltami con attenzione. Guarda chi si rivede. Quella ragazza, la figlia di...., quella là, la nipote del maestro. Mastro Eduardo, si ti sto dicendo che è davvero così, la nipote di Maria che viene dal Casale.

-Ti post aecc nu mument ca mi so fatt l'ucchj e nin tant ci'a rived bbon. Mari? Marì? Ma ndò si stit co tutt sti buste? Si iut a sigg??

-Tieni fermo qua un momento che mi sono operato di cataratta e non tanto vedo bene. Mari. Mariaaa? Ma dove sei stata con queste cose che hai comprato? Sei andata a riscuotere la pensione?

- So iut a pit a la Madonna ad accattà le pizz pe la citl mè, lu furnar m'ha ditt: Signò quandi pezzi vuoi? E io ie so arispost: Pezzi? Tutt cos vuij!

- Sono andata ai piedi della Madonna a comprare le pizze per mia nipote, il fornaio mi ha detto: Signora quanti pezzi vuole? E io gli ho risposto: Ma che pezzi? Io la voglio intera la pizza!

-Dapù lu fij me dop ca magnat' m'ha pure dett: Mammà masser che s magn? Da noi la robb da magnà non scort mai mai. Sem magnit e pur co stu call dentr casa me mi devo ammantà co la coperta.

- Dopo mio figlio che aveva finito di mangiare mi ha persino detto: Mamma questa sera che mangiamo? Da noi il cibo non finisce mai. Abbiamo mangiato e anche se faceva così caldo dentro casa mia mi sono dovuta coprire con una coperta.

-Disgrazijt, disgrazijt li picciun! Canda vanna cachenn sopra l'ansalat ma! Pur l'aliv m'arruvinn n'andr ccon. So fatt na truvat che mò annafj le piant da lu terz pian fin a sott. So ffilit li vas. Na truvat prupr svegli che lu dentist m'ha dett: Signò voi siete pure vecchia ma li conti li sapete fà maj de lu cummercialist! 

-Sono disgraziati i piccioni! Quando vanno facendo la cacca sulla mia insalata! Tra un po' mi rovineranno anche l'ulivo! Ma io ho inventato uno stratagemma: innaffio le piante dal terzo piano fino al piano terra, ho messo tutti i vasi in fila in verticale. Uno stratagemma incredibile che il dentista mi ha detto: Signora lei sarà anche vecchia ma i conti li sa fare meglio del mio commercialista!

- Se n'è iut Coll de Rusc. N sacc pcché. Ha accis nu cristian, l'ha pres pe nu cinghial, sa mess la furia e se ne iut n carcer. Mo n sacc ddò sta però, penz ca a turnat a la cas.

- Lu temb aecc è gnè lu mar, e nu siam le ondarell. Arruvem, ce n'ariam ma lu mond sembr a ell riman.

-Il tempo qui è come il mare e noi siamo le onde. Arriviamo e ce ne andiamo, ma il mondo sempre lì resta.

-Ni è ca nun te li vuj dà, è che ti fa mal.
- Ni è che nun me li di tu, è che me li pij da sol.

-Non è che non te lo voglio dare, è che ti fa male.
-Non  è che non me lo dai tu, è che me lo prendo da solo.


lunedì 8 luglio 2013

Ritornando

Si perchè sono arrivato che io ci ho mia madre che non sta tanto bene e la devo portare, ha novantasei anni, capisci, poi lei insomma non vuole stare qui che dice che il sole a una certa età fa male alla pelle, mentre io che ho messo l'orto ora mi sto prendendo cura, ho fatto le zucchine quest'anno, avevamo iniziato insieme a uno che stava là, e facevamo l'orto insieme, poi lui insomma a un certo punto andava in bicicletta che lo vedevo sempre che se ne andava sudato e ha preso una bronchite, due tre e poi è morto. Ma io l'orto l'ho continuato a curare anzi mi sono anche un pochettino allargato e uso un lettanzio, che si fa con i cosi del cavallo, che insomma all'inizio va bene anche se fa un odore non proprio. Mentre qua l'orto insomma è un po' così che mia sorella non viene più da sette anni, sai che l'ultima volta era ferragosto e mio nipote era venuto con la fidanzata però a lei non piaceva tanto il cibo e allora se ne sono andati e hanno fatto un brutto incidente in autostrada poi dopo sei mesi è morto mentre stava sul divano mentre guardava la partita, mia sorella ha trovato anche la televisione accesa. Aveva trentadue anni, si era trasferito in quell'appartamento perché mio cognato gli aveva comprato una casa che però per lui che era ingegnere non era abbastanza e allora aveva cambiato casa e mio cognato si era arrabbiato perché in quella casa aveva fatto tutto un lavoro per portare il riscaldamento che prima c'era il boiler e aveva rotto tutto il pavimento vecchio, tutte le mattonelli, per far passare i tubi e fare una cosa moderna, poi insomma dopo un po ci aveva anche rimesso che lui fumava troppo e l'anno scorso infatti è morto. Quando l'ha comperata la caldaia non era collegata con la caldaia in cucina, tutto l'impianto nuovo passando sotto i pavimenti, bisogna tagliare le porte e rimettere il pavimento attaccato sopra, nuovo si. Dove ho preso io così ho fatto, ho fatto l'impianto nuovo, e le porte anche le ho alzate, però, abbiamo alzato. Peccato che c'è un locale in meno, adesso si vende uno perché il suo suocero, suo suocero è morto, c'è una casetta vicino allora lui cosa fa , vuole trasferirsi di là che ha un locale in più, questo qui l'ha messo a posto dieci anni fa,  il suocero faceva il muratore glie l'ha messa a posto. E mia sorella continua a dire sempre con questa casa in affitto. Io sono andato su a vedere per il pullman, però al mattino mi sembra è un casino, adesso, io ho chiesto però dopo io al pomeriggio dato che ormai mi sono impegnato qui per dormire vado e poi devo andare in posta chiedo se si può cambiare il libretto ci vuole anche una decina di giorni, l'abbiamo fatto anche noi il cambiamento. Mia sorella viene giù quando vanno in ferie i muratori degli operai di una ditta vicino dove sono loro, proprio al confine, l'avevano già fatto qualche anno fa sempre la stessa ditta. Che situazione che si è venuta a creare sono scappati via tutti gli industriali, da noi non si trova più il lavoro, niente, chi ce l'ha, ce l'ha. Adesso dove abito io c'è una coppia sotto, c'è una che lavora dove fanno le moto non so se l'avete sentito, sono 250 operai, era stata ritirata da una ditta straniera e questi qua poi la portano in altri posti, faceva moto da motocross, così insomma, come marca era moto che fanno le corse e praticamente voleva e adesso si parla che un domani cambiano anche produzione sai poi non si sa se potrà assere garantita a tutti il posto adesso hanno fatto cassa integrazione un accordo di un anno e mezzo si. Mio figlio Gianni lavora, d'estate chiude, l'ultima volta che siamo andati giù si diverte, ha conosciuto una ragazza solo che conosce sempre quelle più giovani, quell'altra aveva ventidue anni lui trentadue dieci anni fa, poi non sono andati d'accordo, è andata male, questa ora lo stesso è giovane, lui ha 44 anni. Il bello è che insomma l'estate lavora qualche giorno, quando, come un matto, poi una volta ha lavorato tutto il pomeriggio poi anche dopo mangiato la sera dopo lui l'estate mette Chiuso, ha detto che riapre a settembre. Al mattino porta a spasso il cane dopo al pomeriggio lui lavora, quando lavora lavora come un matto. Dopo arriva su ha fame dopo non gli va bene neanche il mangiare. Ne potevi fare un pò di più? è che se uno mangia solo il primo a mezzogiorno. Il bello è che quando è a casa d'inverno dice sono mezzo vegetariano poi quando va in giro mangia di tutto. é matto, vegetariano, ma non si può!