mercoledì 18 gennaio 2012

L'ultima parola

Caro Arturo,
ti scrivo ora dopo una mattinata trascorsa a fissare i tuoi calzini che si asciugavano sulla stufa a gas che ti ucciderà a breve.
Calcolando una temperatura di 40 gradi centigradi a quale velocità si stanno asciugando? Non riesco a calcolarlo. The are variables that i can't understand. Sai non credevo di dover essere io ad avere l'ultima parola. Ho sempre creduto che spettasse a te aggiustare le cose, fare i giusti saluti, trattare le persone con la giusta ipocrisia. Nella speranza che tu avresti rattoppatto le mie falle, così ho vissuto ammettendo con chiarezza di non aver mai fatto un caffè prima di essere assunto in un bar. Qualcuno mi disse che così ti avrei fatto molto, molto male. Ma tu dovresti conoscermi meglio di chiunque altro e dovresti sapere che in fondo ci sono alcune cose di noi che se le ignoriamo ci portano alla morte.
Forse è anche per questo che mi sono preso la mia piccola rivincita scrivendoti queste parole che tu non potrai mai leggere. Quando il primo soccorritore arriverà qui le tue papille gustative saranno già state compromesse da un'ustione di sesto grado. La mia speranza è che manterranno il sapore dell'in-co-scienza. Perché tu in fondo sei sempre stato incosciente, sei sempre stato lì, mio caro Arturo, seduto a voltarmi le spalle, pronto a rimediare ai miei passi, alle cadute che dietro quelle spalle accadevano, irrimediabilmente. Così ti troverai delle scarpe rotte, un vestito sgualcito! Vedi Arturo se io ti faccio questo è perché non puoi aiutarmi. 
Il futuro non può chiudere gli occhi sul passato.
The future can't help the past.
Do you know, Athur?
Mi guardavi mentre stiravo i tuoi calzini. Parlavo con dio in quel momento. Gli ho parlato e sai cosa mi ha risposto Arturo?
Nulla. Nothing. 
Ma l'ho sentito ridere. Di me sai? Per questo devo ucciderti. Perché lui non rida più di te.
Anymore.
Buona fortuna Arturo mio.
Non ho mai posseduto nessuno tranne te.

Arthur

14:23 a.m. Lo hanno trovato morto. Il portiere ha suonato quattro volte il citofono prima di chiamare i soccorsi. Pare avesse scritto una lettera. L'ha spedita con posta celere. Il postino è stato il primo ad accorgersi che il mittente era il destinatario.





4 commenti:

  1. Hai scritto alle 5.28, ora fredda. Ma ne é venuta cosa calda, per quanto il tono lo neghi. Eppoi resti irrimediabilmente "brava"
    Abbraccio...

    RispondiElimina
  2. Il freddo aiuta ad essere più cattivi, forse troppo consapevoli.
    Ciao mario. Grazie. Mi lusinghi sempre irragionevolmente.
    Prendi un thè allo zenzero?
    Lo metto sul fuoco.
    Un abbraccio a te e mafalda.

    RispondiElimina
  3. Nella mia vita ho conosciuto alcune persone di nome Arturo. Uno estraeva spade dai massi, un altro mi insegnò a strimpellare la chitarra, un altro ancora stava sulla sedia a rotelle a scrivere le sue memorie ma non si ricordava perché stesse sulla sedia a rotelle, poi c'era quello che se non sapeva una cosa invece di telefonare al 1540 chiedeva alla polvere, pensa te ... Gente interessante, gli Arturi, ne sai qualcosa tu, eh?

    RispondiElimina
  4. Ma chi quello che aveva smosso tutti i falegnami del regno per riuscire ad vere un tavolo di forma perfettamente rotonda??? se solo giotto avesse fatto il falegname forse sarebbe emigrato in Italia.
    E quell'altro come faceva di cognome...Bandini? Poraccio.... quello aveva origini abruzzesi... era davvero uno sfigato!

    E tu Arturo come stai?

    Io bene, ah, ti saluta Arturo...

    (forse siamo tutti arturi perciò siamo tutti strani)

    RispondiElimina