giovedì 27 settembre 2012

Sono uscito di casa perché Mila doveva fare la pipì. Come ogni giorno l'ho accompagnata ad annusare i marciapiedi di piazza maggiore facendo attenzione a che non pisciasse sui piedi degli studenti seduti per terra. Così sono arrivato qui, ora, e c'è un vento leggerissimo e caldo che spettina i vestiti della gente, li strapazza un po' per poi rivoltarli. Il cappello mi è già volato via due volte e Mila lo ha rincorso, ma il guinzaglio è così corto che sembrava che io rincorressi Mila che rincorreva il cappello che rincorreva me. Non ho portato con me la pipa, peccato. Si sta bene in questo angolo di mattoni. Il cielo ha un colore irreale, il vento ha portato polvere e la luce ora appare appannata. Sembra quasi di stare al centro di un universo fatto di pipì. In mezzo la terra che galleggia e questa piazza che ondeggia. Mila sei stata tu? Tutta questa pipì? Cosa hai bevuto? Non avrai per caso prosciugato i sotto vasi della vicina? Non mi rispondi tu eh? Beata te. Pensa se ora venisse qualcuno a chiedere indicazioni per le due torri e io facessi come te? Muto, senza rispondere. Ti pare cortesia questa?
Cos'è questa musica, da dove viene? La senti? Mi volto, scostato da una folata di vento che mi premeva sul fianco tentando di farmi spostare. Il mio sguardo si posa su un'orchestra, immensa, infinita, clarinetti, più su gli ottoni, le trombe, tutti i fiati. A destra invece violini, viole e violoncelli, pianoforti e deboli, clavincebali, un'oboe! Ma tu guarda, un'oboe! Non si distingue più la musica dal vento, le note, le melodie hanno acquistato consistenza e mi spingono, mi spostano come se dovesse passare qualcuno di importante, soffiano forte, così forte che Mila abbaia ma il suo flebile verso canino si perde, non arriva a nessuno, travolto da una tormenta di musica.
Mi hanno portato qui, anche mentre pioveva ho continuato a vagare, riuscivo persino a imprimere una direzione ai miei movimenti. Quasi volavo. Poi sono atterrato, come se fossi una piuma, Mila stordita incollata al guinzaglio, quasi non si è strozzata. Ci siamo appoggiati su questa pagina, su questo spartito e siamo diventati parole.

Vanti e Mila.

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