martedì 25 giugno 2013

Di muri e pareti


Venerdì mattina il signor C. aveva aperto gli occhi, spostato la testa sul cuscino e guardando fuori si era accorto che doveva essere ancora notte, cosa che gli capitava spessissimo da quando, dopo quarant'anni di umile servizio come netturbino, aveva finalmente raggiunto la meritata pensione. 
Da quel giorno avevano iniziato a trattarlo tutti come un esemplare preistorico. Si preoccupavano di spolverarlo di tanto in tanto, come se fosse diventato un tutt'uno con la poltrona, si lanciavano sguardi di intesa davanti ai gesti che da una vita lo avevano caratterizzato e tutto ciò che nei suoi 65 anni non aveva mai destato l'attenzione di nessuno, acquistava ora un peso tutto particolare, il peso degli ultimi anni.
A dire il vero il signor C. godeva di perfetta salute, glicemia e pressione impeccabili, colesterolo nella norma, diabete, neanche l'ombra, elettrocardiogramma di un quarantenne. Aveva su per giù l'aria di un uomo che avrebbe potuto senza nessuno sforzo varcare la soglia dei novant'anni, ancora lucido e prestante. Eppure la moglie dimostrava un'estrema comprensione dinanzi ad ogni suo comportamento. Quei sospiri dei figli quando C. osservava le crepe dei muri, attività domenicale press' a poco di routine, quei sospiri gli suonavano nuovi. O si erano all'improvviso convinti tutti della sua morte imminente o lui, C, aveva attraversato la sua vita alla maniera di un cieco che sente solo ciò che tocca, senza accorgersi di essere spostato e sopportato come se fosse un bambino a cui si deve necessariamente perdonare qualche marachella.
La sua attività di veglia sui muri della casa era, stata, a dire il vero, una scoperta sconvolgente per la moglie dopo la loro prima notte di nozze. C nella sua aria da uomo un po' ribelle se ne stava lì a guardare la trave del bagno. Caso volle che la sposina novella dovette fare la pipì quella notte. Sulle prime la scoperta di quell'attività inquietò la donna, poi, col passare degli anni, con l'età che avanzava, con le sue gambe che si gonfiavano e le sue forme che tendevano a terra, ecco poi capì che era sempre meglio avere un marito che fissava i muri che non uno che spiava sotto le gonne delle signore. Come diceva lei. 
Alla nascita del primogenito e alle sue incessanti domande di infante sull'attività casalinga del padre, C reagì con molta compostezza. Mentre la moglie era tutt'orecchi per scoprire il vero motivo, ecco che C rispondeva al figlio: E' che una volta credevo che che qui ci fosse una crepa. Ma adesso non c'è più. Deve essere un bel muro questo, ben piantato alle fondamenta. Si deve esserlo senz'altro.
Da parte sua C non si annoiava, anzi, cambiava muro ogni giorno e una volta terminato il perimetro interno dell'abitazione tornava a visitarli di nuovo tutti, per vedere i cambiamenti subiti nel tempo. Ci furono anche occasioni in cui la sua veglia si spinse fuori dalla mura di casa. Il corridoio del primo piano lo attirava in modo particolare. 
I condomini lo avevano sempre compreso, non si erano mai posti troppe domande e avevano visto in quello scrutare l'intonaco uno zelo a favore della comunità. 
Ma adesso, a 65 anni, solo adesso tutti si stupivano. Non riusciva a capire cosa avesse provocato questo cambiamento. Pensa, pensa si ricordò di un aneddoto di quando aveva spiegato a suo nipote il vero senso delle sue osservazioni. Capì allora che il bambino doveva aver raccontato tutto alla madre e il mistero si era svelato, lasciando un alone di costernazione invece che di rassicurazione.

-Nonno ma perché guardi sempre i muri?
-Questa si che è una bella domanda! Vedi io cerco di capire perché finiscono. 

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