Venerdì mattina il signor C. aveva aperto gli occhi,
spostato la testa sul cuscino e guardando fuori si era accorto che doveva
essere ancora notte, cosa che gli capitava spessissimo da quando, dopo
quarant'anni di umile servizio come netturbino, aveva finalmente raggiunto la
meritata pensione.
Da quel giorno avevano iniziato a trattarlo tutti come
un esemplare preistorico. Si preoccupavano di
spolverarlo di tanto in tanto, come se fosse diventato un tutt'uno con la poltrona,
si lanciavano sguardi di intesa davanti ai gesti che da una vita lo avevano
caratterizzato e tutto ciò che nei suoi 65 anni non aveva mai destato
l'attenzione di nessuno, acquistava ora un peso tutto particolare, il peso
degli ultimi anni.
A dire il vero il signor C. godeva di perfetta salute,
glicemia e pressione impeccabili, colesterolo nella norma, diabete, neanche
l'ombra, elettrocardiogramma di un quarantenne. Aveva su per giù l'aria di un
uomo che avrebbe potuto senza nessuno sforzo varcare la soglia dei novant'anni,
ancora lucido e prestante. Eppure la moglie dimostrava un'estrema comprensione
dinanzi ad ogni suo comportamento. Quei sospiri
dei figli quando C. osservava le crepe dei muri, attività domenicale press' a
poco di routine, quei sospiri gli suonavano nuovi. O si erano all'improvviso
convinti tutti della sua morte imminente o lui, C, aveva attraversato la sua
vita alla maniera di un cieco che sente solo ciò che tocca, senza accorgersi di
essere spostato e sopportato come se fosse un bambino a cui si deve
necessariamente perdonare qualche marachella.
La sua attività di veglia sui muri della casa era,
stata, a dire il vero, una scoperta sconvolgente per la moglie dopo la loro
prima notte di nozze. C nella sua aria da uomo un po' ribelle se ne stava lì a
guardare la trave del bagno. Caso volle che la sposina novella dovette fare la
pipì quella notte. Sulle prime la scoperta di quell'attività inquietò la donna,
poi, col passare degli anni, con l'età che avanzava, con le sue gambe che si
gonfiavano e le sue forme che tendevano a terra, ecco poi capì che era sempre
meglio avere un marito che fissava i muri che non uno che spiava sotto le gonne
delle signore. Come diceva lei.
Alla nascita del primogenito e alle sue incessanti
domande di infante sull'attività casalinga del padre, C reagì con molta
compostezza. Mentre la moglie era tutt'orecchi per scoprire il vero motivo,
ecco che C rispondeva al figlio: E' che una volta credevo che che qui ci fosse
una crepa. Ma adesso non c'è più. Deve essere un bel muro questo, ben piantato
alle fondamenta. Si deve esserlo senz'altro.
Da parte sua C non si annoiava, anzi, cambiava muro ogni
giorno e una volta terminato il perimetro interno dell'abitazione tornava a
visitarli di nuovo tutti, per vedere i cambiamenti subiti nel tempo. Ci furono
anche occasioni in cui la sua veglia si spinse fuori dalla mura di casa. Il
corridoio del primo piano lo attirava in modo particolare.
I condomini lo avevano sempre compreso, non si erano mai
posti troppe domande e avevano visto in quello scrutare l'intonaco uno zelo a
favore della comunità.
Ma adesso, a 65 anni, solo adesso tutti si stupivano.
Non riusciva a capire cosa avesse provocato questo cambiamento. Pensa, pensa si
ricordò di un aneddoto di quando aveva spiegato a suo nipote il vero senso
delle sue osservazioni. Capì allora che il bambino doveva aver raccontato tutto
alla madre e il mistero si era svelato, lasciando un alone di costernazione
invece che di rassicurazione.
-Nonno ma perché guardi sempre i muri?
-Questa si che è una bella domanda! Vedi io cerco di
capire perché finiscono.
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