Quando ho aperto gli occhi mi sono accorta che dalla sette di mattina antemerdiane domenicali erano ancora le sei di mattina antemeridiane domenicali. Dal letto, distesa nel buio, vedevo l'armadio di legno, quello che aveva riportato nonno dall'Australia quando il Signor Suriani dopo averglielo commissionato era morto lasciandolo con tonnellate di legno di faggio in cantina e nemmeno una lira nel portafogli. Lo guardavo e sentivo anche la voce di Carmela nel cortile che diceva Andiamo al mare che oggi ci stanno i pesci di maggio. Ma ero piccola e non capivo bene cosa fossero questi pescetti. Mio fratello dormiva alle mie spalle e come sempre parlava di cose strane nel sonno ma io ormai mi ero abituata ai suoi discorsi e gli dicevo sempre che il punto di vista era da ridiscutere da svegli. C'era pure il pitale vicino al letto, dalle sei di questa mattina non mi ricordavo più che esistessero i pitali nelle case. Non potevo alzarmi e ritrovarmi di nuovo grande. Intanto mi era arrivato un messaggio dal tempo futuro in cui A mi diceva della sua vita a contatto con i pensionati che hanno l'alito che sa di caramelle all'anice. Erano buone le caramelle, se mi alzo nel cesto della cucina, sopra al camino, c'è una scatolina dove nonna tiene le caramelle Rossana. Si chiamano così perché sono rosse, come il sangue che usciva dalla bocca del signor Suriani quando lo hanno ritrovato appeso al lampadario di cristalli. E siccome oggi è l'ultimo giorno in cui i pescetti di maggio stanno alla marina, mi sa che vado vedere quanti ne hanno tirati, così li metto sotto sale e quando mi risveglio che avrò quasi trent'anni saranno ancora buoni, come appena pescati.
Nessun commento:
Posta un commento