Ero sottotenente nell'armeria a Roma, quando dovevamo partire per andare in Libia. Mi avevano già convocato per la partenza, ma arrivò la notizia: alcuni dissidenti avevano affondato la nave militare sulla quale avremmo dovuto imbarcarci. Il nostro battaglione fu rinviato a casa, nessuna partenza, congedati. Però io restavo sottotenente ed in caserma a Roma il Generale mi mandò a chiamare. Mi disse che toccava a me e ai miei ufficiali procedere con la fucilazione dei dissidenti. Mi chiedevano di uccidere chi mi aveva salvato.
Quando mi avevi raccontato queste cose io avevo preso questi appunti che tu eri la Storia. E intanto mentre parlavi mi mostravi i quadri di tuo fratello e l'attrezzatura da pesca, quella con cui una volta ti avevo visto al porto, insieme ai tuoi ami che erano agganci al mondo passato in cui continuavi a vivere.
Oggi mi hanno detto che ti sei allontanato dai nostri giorni, con i tuoi 95 anni sei tornato nel novecento, insieme ai vetri grigi degli occhi, come il fondo della bottiglia che ieri sera hai svuotato.
E chissà ora quante persone stanno guardando le tue ultime scarpe nuove, quanti occhi occhi bagnati ti circondano che a me quasi sembra già di non ricordare qual era la tua voce oppure forse non l'ho mai saputa.
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