Non capisco da dove venga questo rumore. Sembra quasi che qualcuno stia piangendo. Poso la matita, resto un secondo in ascolto. Un lamento quasi impercettibile. Un pianto, singhiozzi. Mi alzo dal tavolo della cucina e cerco di seguire quel suono per me così stranamente familiare, come se fosse una voce conosciuta. Ecco che si fa più forte, sembra venire dalla camera da letto. Mi avvicino al materasso. No non viene da sotto il letto. Mi volto e il mio sguardo cade sull'armadio. Mi avvicino. Pare che venga da li. Apro un'anta solo perché nel caso ci sia qualcuno non voglio disturbare questo momento di dolore. E la vedo. Una bambina con un paio di occhiali enormi ed una benda sull'occhio sinistro. E' rannicchiata nell'armadio e piange cercando di non farsi sentire da nessuno, avrà si o no otto anni. Vorrei dirle qualcosa, la saluto con la mano ma come si accorge di me alza la testa e mi mostra con chiarezza il suo volto. Eccomi. Riconosco quegli occhiali, e ora riconosco anche quella voce soffocata. Sono io che piango nell'armadio. La mamma deve avermi sgridata oppure devo aver litigato con mio fratello. Poi penso al giorno. Oggi è la festa della mamma. Ricordo in un secondo che quel giorno piango perché non voglio che mia mamma muoia prima di me. Non posso consolarla. Le passo semplicemente un fazzoletto per soffiarsi il naso e richiudo l'anta dell'armadio. Torno a studiare Gli auguri a mamma li ho fatti stamattina presto. L'ho chiamata prima che andasse alla messa delle undici. Il mio telefono squilla, è un messaggio. Mi alzo di nuovo facendo attenzione a non fare troppo rumore per non disturbarmi mentre piango nell'armadio, perché mi sento ancora singhiozzare, ogni tanto. Il cellulare è sul comodino. E' un messaggio di mamma: come si può essere mamma senza avere i propri figli vicino?
E' una domanda. Senza accorgermene inizio a piangere. Rinuncio in un secondo alla compagnia dei libri, allo studio di persone morte che non conoscerò mai, rinuncio al mio futuro e mi arrampico sull'armadio, per recuperare la valigia, pronta a farla. Cade qualcosa, però. In cucina sento un tonfo. Mi precipito, lì piangendo, appannando gli occhiali da lettura. A terra una delle foto attaccate al muro con lo scotch. Nonna. E' caduta per terra mentre sorrideva sulla spiaggia e io sono in braccio a lei. Siamo cadute insieme vicino al frigorifero.
Balbetto qualcosa ma che non capisco. E strisciando le pantofole torno in camera. Apro l'anta dell'armadio che mi ero premurata di non aprire prima. Entro facendo attenzione a non disturbare me che piango quando avevo otto anni. Chiudo tutto e inizio a singhiozzare cercando di fare meno rumore possibile per non fare accorgere né a mamma né a nonna che sto piangendo.
E' una domanda. Senza accorgermene inizio a piangere. Rinuncio in un secondo alla compagnia dei libri, allo studio di persone morte che non conoscerò mai, rinuncio al mio futuro e mi arrampico sull'armadio, per recuperare la valigia, pronta a farla. Cade qualcosa, però. In cucina sento un tonfo. Mi precipito, lì piangendo, appannando gli occhiali da lettura. A terra una delle foto attaccate al muro con lo scotch. Nonna. E' caduta per terra mentre sorrideva sulla spiaggia e io sono in braccio a lei. Siamo cadute insieme vicino al frigorifero.
Balbetto qualcosa ma che non capisco. E strisciando le pantofole torno in camera. Apro l'anta dell'armadio che mi ero premurata di non aprire prima. Entro facendo attenzione a non disturbare me che piango quando avevo otto anni. Chiudo tutto e inizio a singhiozzare cercando di fare meno rumore possibile per non fare accorgere né a mamma né a nonna che sto piangendo.
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